RIATTIVA | Lorenteggio è un’ampia rete di realtà partner ed enti locali che fa dei propri operatori sul campo la sua più grande forza.
Abbiamo intervistato Silvia Larghi, di Spazio Aperto Servizi, partner del progetto, ascoltando il suo punto di vista interno al laboratorio permanente nel quartiere di Lorenteggio-Giambellino.
Silvia è Manager di Rete del progetto, un ruolo fondamentale per la costruzione e la gestione della rete entro la quale RIATTIVA si muove.
“La figura del Manager di Rete” spiega Silvia “mette in connessione le realtà sociali che animano il territorio, quelle più conosciute e radicate, rendendo produttivi gli scambi, dando modo ad altre, nuove connessioni di sbocciare”.
Nella prima fase esplorativa di queste interconnessioni non si può dare nulla per scontato.
Alle realtà che si sono affacciate solo recentemente sul territorio si deve spiegare il progetto, ed allo stesso tempo “con gli interlocutori già noti si può aprire un nuovo discorso” spiega Silvia.
“RIATTIVA presenta un tema nuovo, quello del volontariato attivo”, un ampio processo per coinvolgere la cittadinanza, nuovo anche per molte realtà della rete “e per questo deve essere raccontato con un linguaggio nuovo, che includa il concetto di cura”.
In parallelo si svolge un’attività di osservazione con gli abitanti del territorio, il più possibile partecipata.
“Emerge la necessità di costruire piste di lavoro, e di seguirle, spingendo la creazione di una movimentazione dal basso verso l’alto”. Un percorso quasi “maieutico”, dice Silvia, nel quale “estrarre contenuto e proposta dalle persone incontrate, oltre la sfera del bisogno immediato, includendo la raccolta di competenze e disponibilità”.
In questo modo il progetto diventa “un’azione non calata dall’alto ma pensata a partire dai cittadini”.
“Un intervento sul territorio che possa essere un suggerimento”, una costante semina, “che viene poi coltivato dalle persone che ne fanno parte.”
La fase di ascolto permette di “far emergere competenze e permette che esse possano essere messe a disposizione.”
Con l’ascolto si crea un archivio informale, “qualcosa che ci fa dire Ho parlato con Mario e con Francesca, e su quel documento che compiliamo noi operatori contano innanzitutto quei nomi, poiché rappresentano un’identità. Il documento, il questionario, diventa qualcosa di tridimensionale, tangibile”, una messa a disposizione di capacità e competenze, la base su cui si svolge il nostro percorso.
Il corso di formazione sulla cura del verde è un esempio di questo approccio: senza la volontà di un’azione trasformativa sui caseggiati MM posta dagli stessi abitanti sarebbe impossibile pensare ad un’azione di restyling degli spazi verdi.
“Non è tanto una questione di dimensioni dell’intervento” spiega Silvia “quanto di continuità: un intervento duraturo” senza una vera fine, ma pensato per l’attivazione permanente della cittadinanza alla cura degli spazi comuni.
Un lascito. Un laboratorio permanente.
“Il termine laboratorio, rimanda a qualcosa di pratico e concreto, ma anche ad una ricerca” racconta Silvia. “Il nostro intervento è un po’ come un laboratorio di ricerca: siamo alla costante ricerca di un’efficacia dell’intervento”.
La fase di osservazione e ascolto non finisce mai, continua anche quando i laboratori sono avviati, strutturando un percorso ampio, senza una fine delineata.
“Ciò che conta è il percorso” conclude Silvia, e il percorso è un momento continuativo nel tempo, vissuto da tutta la cittadinanza.