Il Lorenteggio di Gaber, Battisti, Maiocchi e Abatantuono

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Non c’è Lorenteggio senza il suo parallelo, il Giambellino, e con il Progetto Riattiva vogliamo raccontare anche le storie di personaggi che questo quartiere l’hanno vissuto e attraversato.
Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 il Giambellino ospitò contemporaneamente l’antistato più controverso, Renato Vallanzasca e il primo nucleo delle Brigate Rosse, e i maggiori artisti della scena musicale italiana, e non solo.

In via Giambellino 50 resiste ancora “il bar del Giambellino” citato da Giorgio Gaber nella canzone del 1964, ha solo cambiato gestione.
Il Bar Gino è dove si incontravano i membri della microcriminalità del quartiere. “Il Cerutti Gino”, soprannominato “Drago”, è un archetipo della “teppa” locale, ma prende spunto dal fu titolare del bar, Gino Galli, che non faceva “Cerutti” di cognome, ma le sue connessioni con “la teppa” del quartiere sono state confermate dai suoi parenti in un’intervista dopo la sua morte.
Poco distante, in Largo Gelsomini, abitava proprio Giorgio Gaber, che si ritrovava quotidianamente con “gli amici al bar del Giambellino”, parte della scena musicale dell’epoca o membri della criminalità locale.

La Ballata del Cerutti Gino racconta di quelle commistioni di persone provenienti da ambienti diversi, ma non bisogna dimenticare la sua interpretazione della celebre Ma mi di Strehler/Carpi cantata-recitata con Ornella Vanoni, che racconta di un partigiano detenuto a San Vittore, un racconto politico ed una presa di posizione antifascista in quegli anni dove proprio organizzazioni politiche di ogni genere si ritrovavano in Giambellino.

Un altro frequentatore del bar del Giambellino abitava poco distante, in via Savona 110: Riki Maiocchi, fondatore de I Camaleonti, un gruppo di giovani musicisti nato al Club Santa Tecla, il club-tempio del jazz e del rock n roll.
Il gruppo viene notato al primo “raduno beat italiano” da Miki del Prete, collaboratore e paroliere di Adriano Celentano, che gli offre un contratto con la casa discografica Kansas con cui raggiungono le vette delle classifiche del 1967 con Portami tante rose.
Ma Riki lascia il gruppo, trasferendosi poi in Gran Bretagna, dove incontra e collabora con Ritchie Blackmore, Jimi Hendrix e Mick Jagger.
Uno in più, il suo più grande successo, fu reinciso poi da un altro grande cantautore nel 1969: Lucio Battisti.  

Battisti abitava anche lui vicino al noto “bar del Giambellino”, in via Tulipani, angolo via Lorenteggio.
Originario di Poggio Bustone in provincia di Rieti, Battisti si trasferì a Milano per suonare con la sua band di allora, i Campioni, frequentando il Santa Tecla. Grazie all’incontro con Mogol e un contratto discografico con la Ricordi la carriera di Battisti ebbe il suo massimo picco. Trasformandosi da arrangiatore per altri a cantautore, partecipò al 17° e 18° Festival di San Remo dove le aspre critiche della stampa specializzata ma l’apprezzamento generale del pubblico gli garantirono un enorme successo, fino a portarlo nell’olimpo della musica italiana.

Ma a Lorenteggio non hanno abitato e vissuto soltanto musicisti.
Tra i bassi tetti delle “case minime” degli immigrati del Villaggio dei Fiori ha vissuto, con la famiglia, l’attore Diego Abatantuono.
Di madre pugliese e padre lombardo, nasce nel 1955 tra le vie del quartiere di viale Aretusa per poi vivere la sua infanzia al Villaggio dei Fiori.
Costruito come insieme di abitazioni prefabbricate pensate per ospitare gli sfollati dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il “Villaggio Finlandese”, così soprannominato per il modello di pianificazione urbana simile a quello scandinavo, si trasformò in un insieme di abitazioni non più temporanee per migranti dal Mezzogiorno e dal Veneto impiegati nelle fabbriche milanesi.

Tra Lorenteggio e Giambellino i volti noti, i nomi dei grandi artisti, si intrecciano con altri nomi più oscuri di una storia ormai passata, ma da non dimenticare.

 

 

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