RIVIVI e il Teatro Officina: passato e presente di una rarità culturale

Foto esterno Teatro Officina

RIVIVI | Gorla è un ampio progetto attivo nel complesso residenziale MM di Sant’Erlembaldo e vuole focalizzarsi sia sulla rivitalizzazione degli spazi fisici che sul rinnovo di spazi culturali.
Il Teatro Officina, partner del programma REACTION e del progetto RIVIVI | Gorla, raccoglie da cinquant’anni le esigenze del territorio trasformandole in teatro popolare e cultura dal basso e sarà uno dei motori di questa trasformazione.

Abbiamo intervistato Daniela Airoldi Bianchi, pedagogista teatrale e responsabile progetti sociali del Teatro Officina, chiedendole di raccontarci dell’esperienza del teatro nei quartieri popolari e del ruolo di Teatro Officina nel programma REACTION.

A febbraio 2022 questa storica realtà milanese entrerà nel suo mezzo secolo di attività, cinquant’anni di quella che Daniela definisce come un’esperienza unica nel panorama milanese, una pratica teatrale messa in atto “da operatori sociali a 360 gradi”.
“Siamo nati durante il decentramento teatrale degli anni ‘70” ci racconta Daniela “dal grande sogno di Paolo Grassi, il fondatore insieme a Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano.” Anni in cui “c’era un fiorire di compagnie teatrali nate con lo scopo di portare il teatro non solo in centro ma in tutta la città, periferie comprese”.

In questo contesto prende forma il Teatro Officina, nella sua prima sede di Viale Monza 140, e diventa punto di riferimento per le compagnie teatrali, per le prime Cooperative teatrali (tra cui quella del Teatro dell’Elfo), per cineforum, attività sociali, una vera e propria fucina permanente di sperimentazioni territoriali.
Nel 1976 con la direzione di Massimo De Vita, allievo di Strehler e per anni in compagnia con Dario Fo, il Teatro Officina inaugura la produzione di spettacoli, spostandosi poi nell’attuale sede di via Sant’Erlembaldo nel 1984.
Daniela ci spiega che il Teatro Officina “per quanto sia una realtà piccola riesce a reggere gli urti della storia, è sopravvissuto alla “Milano da bere”, alla crisi economica del 2008, e riesce a resistere bene anche nell’attuale situazione pandemica”. La sua più grande forza “è il teatro sociale, la progettualità sul territorio che intercetta quel bisogno che spesso rimane nascosto, la sua capacità di esistere fuori dal palcoscenico, nei cortili, nei quartieri, sui marciapiedi”. Proprio questa profonda territorialità del Teatro Officina permette a questa esperienza di continuare ad esistere.
“Un’anomalia” afferma Daniela “che non si regge sui biglietti venduti al botteghino, ma sulle attività laboratoriali, sulla comunicazione con il sociale, sulle progettualità” che proprio in tempo di pandemia continuano ad essere chiave di volta di un contatto tra teatro e quartiere popolare.
Operatori sociali e teatranti allo stesso tempo, quindi.
“Il Teatro Officina è per tutti noi un investimento etico” continua Daniela “supportato da persone fuori dagli schemi come Massimo De Vita, persone che hanno deciso di spendere la propria vita tra la gente”.

Il cinquantennale è vicino, e il Teatro Officina lo festeggerà con una mostra fotografica, una Stagione teatrale dedicata al tema e un libro: un affresco del secolo breve narrato attraverso gli occhi del Teatro Officina, per i tipi di Laurana Editore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *